Il concetto di isolamento nell’arte

di:
Flavia Massimi

Due opere a confronto: l’Urlo di Munch (1893) e l’Assenzio di Degas (1875)

“Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue, mi fermai, mi appoggiai stanco morto a un recinto sul fiordo nerazzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura e sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura” (Edvard Munch)

Nel corso dei secoli, artisti prima, registi poi hanno definito in diversi modi il concetto di isolamento: inteso come alienazione dalla società e da se stessi, un isolamento dichiarato a gran voce o gestito nel silenzio. Esistono diversi aspetti interessanti di questa sensazione, che la rendono preponderante in ambito artistico. Prendendo in esame due delle opere più rilevanti del panorama di fine Ottocento: L’urlo di Munch e l’Assenzio di Degas, possiamo riscontrare due diverse modalità di isolamento. Da un lato una rappresentazione espressionista dall’altro una tela figlia della corrente impressionista. La scena rappresentata appare fortemente autobiografica, l’uomo in primo piano esprime il suo dramma interiore ma diviene anche lo specchio del dramma collettivo di tutta l’umanità. L’urlo è ambientato in un sentiero sulla collina della città di Oslo. La sagoma principale si trova in primo piano, l’aria è cupa e i toni cromatici accompagnano l’andamento turbolento del quadro. L’intento del pittore è proprio quello di rappresentare l’angoscia e la solitudine che pervadono gli uomini. Muovendosi attraverso l’urlo straziante della figura in primo piano e l’indifferenza dei passanti sullo sfondo, rende perfettamente l’idea. L’isolamento rappresentato è altresì lo specchio di una società indifferente che nonostante le richieste di aiuto procede dritta per la propria strada, rendendo la solitudine più intensa e angosciante. I colori utilizzati sono estremamente calzanti: scuri, cupi ed esplicativi delle sensazioni dell’autore. Non a caso l’unico colore rimasto invariato è proprio quello del mare di un blu scuro e profondo. “Inoltre, guardando l’urlo di Munch foto, è possibile notare che tutta la composizione è pervasa da linee curve, mentre i parapetti del ponte sono rigidi e perfettamente geometrici, esattamente come le sagome in lontananza; questo contrasto visivo, potrebbe alludere al fatto che i due uomini sono ancorati alla realtà, e non vogliono lasciarsi trascinare dai drammi della vita, che invece dominano il protagonista in primo piano”. (Dario Mastromattei). Ne L’Assenzio non esiste nulla di “teatralmente tragico”, tutto viene rappresentato con estrema semplicità, ma l’impatto è incredibile. Una donna e un uomo seduti ad un tavolo, all’interno di un caffè parigino. Sembrano una coppia ma osservando accuratamente si palesa la distanza tra loro e da loro stessi. Una solitudine condivisa, retta da una scala cromatica limitata e fredda ma in linea con la sensazione evocata dal quadro: l’appiattimento delle emozioni fino al raggiungimento dell’apatia più totale. Entrambi sono persi a riflettere sulle proprie preoccupazioni, sembra quasi di poter interpretare i loro pensieri: assillanti e sconnessi. Una visione distante dal concetto di amore reale e condiviso, nulla fa percepire un avvicinamento emotivo tra i due protagonisti. “Disponendo i due personaggi quasi in obliquo, sembra quasi che il pittore voglia incastrarli tra il piccolo tavolo ed il divano su cui sono seduti, senza possibilità di fuga. Questa scelta stilistica rispecchia perfettamente la triste situazione in cui si trovano i due sventurati. Questa gigantesca angoscia “riempie” tutto il quadro, e come se non bastasse, viene addirittura amplificata dalla presenza dello specchio sul muro, proprio alle spalle dei protagonisti dell’opera”. (Dario Mastromattei). L’assenzio è uno dei protagonisti, rappresentato come l’unica speranza per ovviare a questa profonda tristezza. Il quadro conferma quanto la solitudine sia un concetto personale che non implica una lontananza fisica. Infatti, ci si può sentire ugualmente soli anche circondati da mille persone. Da una parte Munch, con un isolamento dichiarato, disperato e straziante che cerca in ogni modo un conforto dall’esterno, una vera e propria richiesta di aiuto. Dall’altra Degas con un’immagine silenziosa, controllata e sostenuta da sguardi assenti ma colmi di significato.